La vicenda si svolge in un unico luogo. Il personaggio principale vive una normale attesa in un corridoio di un ospedale, vittima di numerosi flashback che lo portano a rivivere alcune giornate passate in compagnia delle donne più importanti della propria vita.
I ricordi non seguono un ordine cronologico preciso. Ogni cosa che si muove nel presente, lo lancia inevitabilmente verso il passato. Il vero fil rouge lega queste figure femminili, è proprio la comune appartenenza al passato, che lo porterà, suo malgrado, a trovarsi di fronte l’ultima lei, l’ultima della lunga lista delle cose un tempo avute, ed ora perse per sempre.
Come ne Le storie di tutti, di noi, di nessuno, Gian Piero Rizzo ci ricorda che la vita e i sentimenti che l’attraversano sono un doloroso crocevia, una strada impervia che attraversiamo con dubbi, inquietudini e sofferto dolore. La parola amore, di cui tutti si riempiono la bocca, è la montagna più difficile da scalare: una vetta irraggiungibile fatta di frasi dette a metà, di lancinanti silenzi, di incomprensibili voragini. La ricerca dell’amore, di qualsiasi amore, è una meta impossibile da raggiungere, un paradiso lontano che possiamo solamente osservare da quell’inferno terrestre in cui siamo costretti a vivere. Per questo, anche le ambientazioni di questo bellissimo apologo sull’alienazione, sono brutte, sporche e cattive: luoghi spettrali (sale d’attesa di ospedali, angusti appartamenti, bar di periferia, treni interregionali), cattedrali inurbane in cui l’uomo diventa monade, anima solitaria, eroe senza causa. E, ancor di più, anche i dialoghi fra i protagonisti sono minimi, spezzati, monchi. Il dialogo scaturisce dai pensieri, dagli sguardi, dai sogni e dagli incubi. E gli unici attimi di felicità sono manciate di secondi, sabbia che scorre fra le dita, refoli di vento in turbinii di tempesta.
Gianpiero Rizzo nasce a Roma il 19 febbraio 1989. Conseguito il diploma presso l'istituto professionale Ipsia De Amicis, si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche all'università di Roma Tre che tuttora frequenta. Oltre ad essere un grande appassionato di musica contemporanea e a lavorare presso una pizzeria a taglio, ama leggere, scrivere ed interessarsi a tutto ciò che riguarda la letteratura. Nel 2012 ha vinto la categoria “Giovani” alla prima edizione del Premio di Poesia e Narrativa Municipio XIX “Alberoandronico” con il testo “Il nostro primo vero amore”. Nel 2013 ha pubblicato per Bibliotheka Edizioni, la raccolta di racconti "Le storie di tutti, di noi di nessuno"
VALUTAZIONE MEDIA
5 in base alle valutazioni di 2 lettori
a cura di _chia_
15.mag.2016
A tutti capita di ripensare agli eventi del proprio passato, alle persone che ne hanno fatto parte e al perché se ne siano andate. Pochi riuscirebbero, trascrivendo tali pensieri, a rendere partecipe chi legge e a trasmettergli le sensazioni descritte. L'autore di questo libro ci è riuscito, in modo semplice e diretto: flashback e scene di vita quotidiana descritte nei minimi dettagli, grazie ai quali si ha l'impressione di vivere la vita dell'autore e soprattutto si riflette sulla propria. Chia
a cura di andrea100i
23.apr.2016
Nonostante sia un libro drammatico, scorre veloce senza renderti triste. Ti rende partecipe di emozioni vere su cui riflettere e fare il punto. Ognuno può trarne la sua conclusione e pensare alla forma e alla sostanza dei tempi che viviamo e che vivevamo, riconsiderare il rapporto coi prossimi, con le nostre "Lei" e con i propri sentimenti. Insomma, è veramente un bel viaggio in cui ci si può mettere alla guida, oppure solamente essere passeggeri e lasciarsi guidare da Gianpiero Rizzo. Andrea.