Leggendo La bottega del caffè
di Carlo Goldoni, sembra di trovarsi di fronte ad un testo comico
dei giorni nostri: il suo brillante umorismo rivela
un'attenta ed attualissima capacità di osservazione delle dinamiche
che scatenano la risata in presenza di situazioni grottesche e
personaggi esilaranti; primo tra tutti Don Marzio, un nobile impiccione, pettegolo, gran seminatore di
zizzania e parossisticamente cocciuto nel suo spirito di
contraddizione.
Il suo contraltare
positivo è Ridolfo, il proprietario della bottega da cui prende nome la commedia: onesto lavoratore, discreto e
generoso; sarà lui - con la sua saggezza ed i suoi miti consigli - a
risolvere i diversi fraintendimenti ed inganni che si
sviluppano nel corso della pièce, fino al lieto fine.
Grande merito testuale della
commedia è quello di permettere al lettore di riuscire a
visualizzare perfettamente le dinamiche sceniche (come se si
verificassero in tempo reale davanti ai suoi occhi), che si svolgono
interamente in una tipica piazza veneziana del XVIII secolo; la
quale può essere anche intesa come una sorta di
microcosmo in cui si intrecciano le vicende dei
diversi protagonisti, le cui caratteristiche rispecchiano quelle del
reale consorzio umano, con i suoi vizi, virtù, debolezze e
assurdità. Facendo una breve panoramica sui diversi personaggi, emerge chiaramente il punto di vista (rintracciabile in altri testi goldoniani) dell’autore nei confronti della
società: la critica alla nobiltà parassitaria, l’ammirazione
verso la laboriosa borghesia e la solidarietà nei confronti delle
donne (spesso trascurate, vittime di ingiustizie, soprusi e infondati
pregiudizi).
Nacque a Venezia il 25 febbraio del 1707. Studiò per intraprendere la carriera forense ma, parallelamente, sviluppò una forte passione per la drammaturgia che lo accompagnò per tutta la vita e lo portò a scrivere testi per le compagnie dei più importanti teatri veneziani.
La sua produzione drammaturgica assunse ben presto vastissime dimensioni e si distinse per il netto distacco dai modelli della commedia dell'arte, realizzando i principi di una "riforma" del teatro.
Tra i suoi testi di maggior successo è d’obbligo segnalare La bottega del caffè, Il campiello, I rusteghi. Nel 1762 Goldoni si trasferì a Parigi per occuparsi della Comédie Italienne e per insegnare l'italiano alla famiglia reale. Nel 1769 gli fu assegnata una pensione di corte ma, con lo scoppio della Rivoluzione Francese, tutte le pensioni concesse dal re vennero soppresse e Goldoni, ormai ottantacinquenne, morì in assoluta miseria, il 6 febbraio del 1793.
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