Il ritratto vero, appassionato, commovente e lancinante di una delle penne poetiche più intense del XVI secolo.
Gli scritti di Isabella Morra, riflettono il valore mediatico della Poesia stessa, che entra a far parte della linfa appartenente ad una natura troppo ricca, tanto da essere predestinata a causa del suo eccesso intatto e virginale, allo stupro e al saccheggio della sua essenza.
Isabella confida che i posteri non la ricordino soltanto come fanciulla uccisa, pregandoli invece di non dimenticare i suoi lavori, le sue poesie scritte nella sofferenza di adolescente privata del padre, unico punto di riferimento in una terra amara. È nel primo sonetto, più che in altri, che si avverte la necessità di essere ricordata come poetessa, poiché, come sostiene, è la Poesia a mantenere in vita il poeta stesso.
E, come sempre sostengo, si tratta di un riscatto di notorietà in forza della scrittura, ovvero della Poesia, unico “ponte” tra il Poeta e il Lettore.
Attore, poeta, regista, critico letterario, conduttore e giornalista, ha studiato all’Accademia Nazionale d’Arten Drammatica “Silvio
D’Amico”.
Ha pubblicato, tra gli altri, Da Monteverde al mare (2013); Roma, i segreti degli antichi luoghi (2016). Di prossima uscita Dossier Isabella Morra.
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