La poesia, incondizionata voce
dell’uomo inteso nelle sue aspirazioni e nel suo essere attore
protagonista del suo tempo.
Poesia, strumento che dà forma a
quello che di noi, altrimenti, non sarebbe distinguibile all’esterno,
alla nostra anima, intesa come universo intellettivo ed emotivo.
Il poeta, uomo del suo tempo, portatore
sano di libero pensiero, costantemente immerso nel flusso di tutto
ciò che la società in quel momento elabora, produce, voce della
coscienza civile di un popolo, della sua vocazione alla libertà e
alle istituzioni democratiche.
Perché si scrive poesia?
Perché abbiamo bisogno di fermarci in
mezzo alle cose che si muovono troppo in fretta, di riconoscerci, di
esserci anche nel dissenso.
Questa antologia raccoglie una
selezione dei versi, scritti in due anni, nell’ora settimanale
dedicata alla composizione poetica, dagli studenti dell’attuale III
A dell’Istituto Comprensivo “Paolo Stefanelli” di Roma, che si
sono fermati ad osservare se stessi mentre osservavano il mondo.
66 ore in cui ognuno di loro si è
prestato all’ascolto, si è lasciato trascinare nell’universo
dell’altro.
66 ore caparbie in cui comporre e fare
a pezzi le parole che, a mano a mano, si liberavano dalle suggestioni
che le avevano evocate: il capogiro di un concerto per pianoforte e
orchestra di Sergej Rachmaninov o una nuvola bianca di una poesia di
Bertold Brecht, un violino che si strugge in una partitura di Pëtr
Il'ič Čajkovskij o un’allegoria di Verlaine, una finestra aperta
sulla pioggia o un vicolo buio nelle note di Bernard Herrmann, a
commento di un bianco e nero di Alfred Hitchcock. E poi i temi che
piombavano sull’attualità dei loro giorni, li prendevano alle
spalle.
I ragazzi hanno
scritto e letto agli altri ciò che avevano scritto, senza reticenze,
superando con la compartecipazione anche il naturale imbarazzo di
sentirsi nudi quando si rivela agli occhi degli altri ciò che più
nel profondo ci appartiene. Hanno scoperto l’estensione poetica
della propria voce. E hanno cantato.
Maria Paola Langerano