Una cupa favola fetish, un’allucinazione grondante sesso e violenza in cui i personaggi sono fantasmi alla ricerca dell’innocenza.
Lo chiamano lo Scorpione. È un killer al servizio di un’organizzazione che fa capo ad Occhi d’angelo, misterioso burattinaio che nessuno conosce. È sempre stato fedele, ma non appena esegue l’ordine di uccidere Kristine Helleguer, lottatrice al soldo dello stesso capo, da cacciatore si trasforma in preda, inseguito dalla polizia e dai suoi stessi compagni. Chi lo vuole morto? Perché?
Segue le indagini l'inquieto vicecommissario Vitale, che si inoltra nel mondo perverso del catfighting e scopre che nomi illustri sono coinvolti.
Fra locali di burlesque e luna park, teatri in rovina e camere d’albergo di periferia si svolge la caccia spietata fra Vitale e lo Scorpione, mentre sfilano figure femminili perse nella frenesia dell’eros o nel buio di solitudini profonde.
Filippo Pace è docente di Letteratura italiana e latina presso il Liceo Scientifico di Olbia. Dottore di ricerca in Letteratura italiana, studioso del romanzo italiano del Novecento, è al suo quarto romanzo dopo C’era una volta la Rivoluzione (2013), L’uomo che lottava con i cani (2016), La ballata della regina senza testa (2017).
Ha inoltre pubblicato, nell’ambito della critica letteraria, vari articoli su Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Salvatore Satta, Antonio Tabucchi e la monografia Il romanzo esistenzialista del Secondo Novecento italiano (2014).
Dedicato al mondo della scuola italiana è, invece, l’ebook Colte idiozie (2013).
Nel 2017 è autore del cortometraggio noir Sarà dolce per noi. Cura il blog Lettere dalla luna.