Ormai prossimo ai
cinquant’anni, raggiunta un’effimera sensazione di maturità e
sicurezza, Salvo decide di concedersi una pausa di riflessione per
fare un bilancio, seppur parziale, del proprio vissuto. Dal racconto
delle storie dei vari personaggi emergeranno risvolti del vivere
quotidiano capaci di commuovere o far sorridere, che condurranno il
lettore in un inevitabile viaggio nei propri ricordi e nelle proprie
emozioni, quasi costringendolo a una riflessione profonda su se
stesso. Poiché risulterà evidente da un lato che le persone sono
tutte diverse, dall’altro che i sentimenti che provano, invece,
sono gli stessi. E il finale lascerà sgomenti.
La mia paura di
me è un libro che viaggia sull’onda dei ricordi, su quel lungo
crinale di lacrime, sorrisi, perdite e ritrovamenti di cui è
costellata la vita di ogni uomo.
Ottavio De Mico ci
regala una toccante riflessione sul tempo che scorre, sugli anni che
passano, sul tempo che resta. Lo fa senza rimpianti, a volte con un
pizzico di nostalgia, altre con il sorriso ironico di chi conosce la
vita e le sue mille sfaccettature.
L’infanzia,
l’adolescenza, i primi turbamenti del cuore, gli esami scolastici
che non finiscono mai, l’anima gemella e il matrimonio, la nascita
dei figli, la perdita delle persone che hanno veramente contato
qualcosa.
In questa carrellata
in cui le emozioni si susseguono come se si stesse sfogliando un
album fotografico, fuoriesce anche il quadro di un’Italia che nel
corso del tempo ha mutato pelle, si è andata trasformando fra
contraddizioni e slanci vitali, eterne idiosincrasie e improvvise
aperture al nuovo. E, in tal senso, l’opera di De Mico acquista
ancora maggiore rilevanza e si propone come un’istantanea, sebbene
filtrata da rimembranze soggettive, di cinquant’anni di storia
italiana.
Una storia che si è
andata snodando fra una partita di pallone con gli amici più cari,
l’abbraccio affettuoso di una nonna, l’attesa spasmodica del
primo appuntamento amoroso, la prima volta in cui ci siamo sentiti
chiamare “Papà”.