Siamo nel Seicento: epoca di soprusi, di signorotti prepotenti, di truci bravacci, di dominatori spagnoli e di poveracci che devono sempre subire.
Dalle parti di Lecco, sul Lario e in Valsassina, ovvero proprio nei luoghi manzoniani, un nobile di giorno si mostra come uomo di giustizia e di carità, ma di notte si trasforma invece nel Lasco, un bandito e un assassino spietato. È questo l’eroe del romanzo: una sorta di Jekyll e Hyde del XVII secolo che già esiste da sempre in una leggenda popolare, ma che l’autore rievoca per costruire una storia diversa e intrigante.
Il libro narra dei tentativi di smascherarlo e del modo in cui il cavaliere notturno cerca in tutti i modi di evitarlo.
Massimo Trifirò è nato e vive a Lecco, nei luoghi descritti nel più grande romanzo italiano.
Per gli studi compiuti, ha una formazione storica.
Fin da giovane, e ormai in età non più verde, è stato attratto dalla scrittura, alla quale si è costantemente dedicato, seppure in modo non professionale. Con racconti, ricostruzioni storiche e romanzi brevi a puntate ha collaborato a giornali nazionali, regionali e locali, a riviste e ad una nota collana di spionaggio di un importante editore.
È autore di una trentina di libri, prevalentemente ma non solo a diffusione locale, di diversa categoria: antologie di racconti, romanzi di spionaggio, comici e di genere fantastico, biografie religiose, rievocazioni storiche in forma saggistico-narrativa, dialoghi filosofici, raccolte di aforismi, poesie.
È lo scrittore che ha riservato più testi alla sua città, che lo riconosce tra i suoi benemeriti.
Le sue opere più importanti sono una rispettosa rivisitazione de’ I promessi sposi di Alessandro Manzoni (Il manoscritto graffiato, 2010) e un romanzo-
saggio sulla Passione di Cristo (Gulgalta, 2017) che è stato inviato in dono al Pontefice.