Alcune pagine storiche, a volte,
vengono rimosse Forse perché ritenute minori o forse perché
ritenute scomode, in quanto celano verità che non si vorrebbe
venissero a galla. Fortunatamente, però, esistono autori che
decidono di buttarsi anima e corpo in un lavoro che possa, in qualche
modo, riuscire a non farci dimenticare, ad illuminare quegli angoli
che rischiano di restare oscuri.
Paola Cintoli è una di questi autori e
Ritorno da Schokken è uno di questi lavori.
Un’opera che affronta di petto, senza
compromessi e senza ritrosie, la storia degli IMI (gli Internati
Militari Italiani), ovvero i circa 650.000 miliari italiani che,
all’indomani dell’8 settembre, si rifiutarono di continuare a la
guerra a fianco dei tedeschi e di aderire alla Repubblica di Salò e
per questo vennero internati nel campo polacco di Schokken, il
famigerato lager 64/Z dal 1943 al 1945.
Una scelta che ha significato un atto
di autentica “resistenza” e ha rappresentato (e rappresenta) una
lezione di rigore morale per le attuali e soprattutto future
generazioni.
Ad una prima parte di stampo
storico/cronachistico, in cui si ripercorrono le tappe che hanno
condotto il nostro Paese al disastro bellico, se ne affianca una
seconda di stampo memoriale. In quest’ultima, infatti, l’autrice
ha riportato le pagine del diario relative al ritorno in patria del
Generale Cinti. Come ne Il diario dell’attesa di Maria
Trionfi il valore del diario risiede nel fatto che è coevo agli
eventi, rivelando uno sguardo acuto nella descrizione di luoghi e
persone, nelle riflessioni sui fatti storici e i comportamenti umani.
Una testimonianza che ha costituito il
punto di partenza per una ricerca più ampia, attraverso le memorie
di altri generali e per riflettere su ulteriori questioni storiche:
il significato del loro no, il disinteresse del Governo per il
loro rimpatrio, la gelida accoglienza in Patria, l’oblio prima e
poi il recupero della memoria da parte delle istituzioni e della
storiografia.
Paola Cintoli, risiede a Roma.
Dopo la Laurea in Lettere, ha lavorato come ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Storiche dell’Università “La Sapienza” di Roma; successivamente è entrata in ruolo come Docente di Italiano e Storia nelle Scuole Superiori.
Attualmente è in pensione.
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